In molti si chiedono come trasformare i premi di produzione in contributi per andare in pensione: una soluzione molto conveniente.
Il tema delle pensioni in Italia è, da sempre, tra i più spinosi. Mentre la politica si accapiglia, ma di fatto decide poco o nulla, i contribuenti devono barcamenarsi alla ricerca della soluzione migliore. Uno scoglio, spesso, è rappresentato dagli anni di contributi accumulati. Ecco, allora, un metodo piuttosto efficace per ovviare al problema.
Già perché a risolvere il problema dovrebbero pensarci le istituzioni. Ma, in questi anni, nonostante gli annunci, si è fatto molto poco per mettere seriamente mano al sistema pensionistico italiano. Si parla da tempo di superare la Legge Fornero, ma anche in questo senso, ci si è limitati agli annunci.
La tanto attesa riforma, evidentemente, dovrebbe incidere sugli assegni pensionistici, adeguandoli alle esigenze dei pensionati, alla luce della crisi economica. Ma non solo. Dovrebbe occuparsi anche dell’età pensionabile e degli anni di contributi versati necessari per andare in quiescenza. E mentre i pensionati aspettano Godot, tanti stanno percorrendo questa strada, che ti invitiamo a verificare e approfondire col commercialista o il tuo consulente del lavoro.
Nel rimandarti, dunque, a chi ne sa di più, oggi ti parleremo di una strategia efficace che già in tanti stanno percorrendo è che è quella di convertire i premi di produzione in contributi per fondi pensione. Essa avviene tramite l’allocazione dei premi stessi su un fondo pensione specifico. Questo processo permette di considerare tali importi come contributi previdenziali anziché come reddito imponibile. Di conseguenza, il denaro destinato al fondo pensione non è soggetto a tassazione immediata.
Sostanzialmente, dunque, si può decidere di non ricevere i premi come salario extra, ma di farli confluire in contributi per un fondo pensione. Peraltro, queste somme non saranno nemmeno tassate come reddito, ma saranno utilizzate per aumentare il valore del fondo pensionistico. Il vantaggio è duplice: il dipendente beneficia di una maggiore preparazione per la pensione e il premio non è soggetto a imposte sul reddito.
Per le aziende, questa strategia può rappresentare una forma di ottimizzazione fiscale che riduce il costo totale del lavoro. I contributi pensionistici, infatti, possono essere dedotti dal reddito aziendale, offrendo così un risparmio fiscale. Per i lavoratori, il vantaggio principale è la crescita del capitale pensionistico senza l’onere immediato della tassazione sui premi.
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