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Buoni Fruttiferi Postali, quali non rientrano nella prescrizione: come verificarlo (e quali rischi si corrono)

C’è un nuovo “alert” per i titolari di Buoni Fruttiferi Postali: ecco il dettaglio a cui devono prestare attenzione.  

In un periodo di incertezza economica come quello attuale, gli italiani stanno riscoprendo una forma di investimento tradizionalmente “sicura”: i buoni fruttiferi postali. Sempre più risparmiatori scelgono infatti questi strumenti per la loro semplicità e solidità, soprattutto in un contesto finanziario caratterizzato da volatilità e complessità crescente. Ma fino a che punto possono dormire tranquilli?

I buoni fruttiferi postali sono tornati di moda negli ultimi anni tra i risparmiatori Ispacnr.it

I buoni fruttiferi postali offrono un’alternativa semplice e diretta per chi preferisce un approccio prudente al risparmio. La loro rinnovata popolarità è dovuta non solo alla recente crisi economica, ma anche all’aumento dei tassi di interesse, che li rende ancora più competitivi rispetto ad altre forme di risparmio e/o investimento. Secondo recenti dati, solo il 37% degli italiani è riuscito a risparmiare negli ultimi anni e il 35% ha scelto di investire, con molti che optano per soluzioni postali, ritenute più affidabili e sicure. Ma c’è un ma.

L’ultima novità sul fronte dei Buoni Fruttiferi Postali

Una delle principali novità riguarda la dematerializzazione dei buoni fruttiferi postali, che semplifica notevolmente la gestione e il rimborso. I buoni dematerializzati, infatti, non richiedono più di essere presentati fisicamente per il rimborso, poiché alla scadenza la somma investita, insieme agli interessi maturati, viene automaticamente accreditata sul conto di regolamento. Questo elimina il rischio di dimenticare le scadenze e perdere il capitale investito, un problema comune con i vecchi buoni cartacei.

I buoni fruttiferi postali sono una valida soluzione per chi cerca un investimento sicuro. Ispacnr.it

È cruciale, tuttavia, che i risparmiatori prestino attenzione ai buoni fruttiferi cartacei emessi in passato, poiché molti andranno in prescrizione nel 2024. Tra questi, i buoni a 18 mesi emessi dal 1° maggio 1984 al 30 giugno 1999, quelli a 2 anni emessi dal 1° gennaio 1986 al 30 giugno 1998, e i buoni ordinari emessi dal 1° gennaio 1984 al 31 dicembre 2013. Una volta trascorsi dieci anni dalla loro scadenza, sarà impossibile riscuoterli, con la conseguente perdita del capitale investito.

Nel dettaglio, quest’anno andranno in prescrizione i seguenti buoni:

  • BFP 18 mesi Serie D31-D32-D33-D34-D35-D36D37-D38-D39-D40-D41-D42;
  • BFP 18 mesi Plus Serie Z12-Z13-Z14-Z15-Z16-Z17Z18-Z19-Z20-Z21-Z22-Z23 emesse da luglio 2012 a giugno 2013;
  • BFP 2 anni Serie E01-E02-E03-E04-E05-E06-E07: emesse da giugno 2012 a dicembre 2012;
  • BFP a termine Serie AG: emessa da luglio 1997 a dicembre 1997;
  • BFP dedicati ai minori per risparmiatori nati dal 1° gennaio 1996 al 31 dicembre 2006;
  • BFP Ordinari Serie O: emessa da gennaio 1984 a giugno 1984 (rimborsabili fino al 31/12/24) Serie P: emessa da luglio 1984 a dicembre 1984 (rimborsabili fino al 31/12/24)

Insomma, i buoni fruttiferi postali rimangono una scelta valida per chi cerca un investimento sicuro e privo di rischi. Che si tratti di vecchi buoni cartacei o delle nuove emissioni dematerializzate, rappresentano uno strumento prezioso per assicurarsi un futuro finanziario stabile e sereno. Ma occorre sempre verificare la loro posizione e agire tempestivamente per non perdere i propri sudati risparmi.

Enrico DS

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