Stai usando l’Assegno di inclusione in un modo diverso dal solito? Fai attenzione o saranno guai: rischierai il carcere.
Molte persone percepiscono l’Assegno di inclusione, l’attuale sostituto del Reddito di Cittadinanza. Si riceve una somma mensile come da norma, e poi la si può utilizzare per poter pagare alcune spese quotidiane. Se da un lato la sua reale funzione è questa, dall’altra c’è chi trova altri modi di usarlo. Ma è proprio in quelle circostanze che si rischia di finire in carcere quando meno se lo si aspetta.
A che cosa bisogna prestare attenzione quando si usa l’Assegno di Inclusione? Sappiamo per certo che ogni sussidio, come da norma, ha delle regole che è necessario rispettare. Vengono comunicate al momento del lancio, ed è sempre importante essere informati in merito. Difatti una delle prime regole che viene presentata è quella di non divulgare false informazioni durante la DSU ai fini dell’ISEE.
Un esempio può essere la mancata integrazione dei propri figli nel nucleo familiare, così che si possa percepire a pieno il sussidio. Succede spesso e volentieri che, in caso di lavoro in nero, il reddito della persona sia praticamente zero. Si tratta di un altro problema molto diffuso e che, se scoperto, può comportare delle grosse sanzioni penali. Però non è per niente semplice venirne a capo, in quanto non è prevista alcuna registrazione da parte del contribuente.
Altre situazioni che potrebbero comportare il carcere, invece, riguardano eventuali variazioni dopo l’ottenimento del sussidio. Per esempio se si avvia una attività lavorativa, non tenendo conto del fatto che sia come autonomo o dipendente. In questo caso è bene comunicarlo entro 30 giorni, sfruttando il modello Adi-Com attualmente disponibile. Il discorso è uguale se risultano vincite o donazioni così alte da superare le proprie possibilità patrimoniali.
Poi c’è un errore piuttosto comune che viene fatto, seppur non in malafede visto che è un dettaglio particolare. Se nel nucleo familiare entrano o escono dei soggetti, è sempre richiesta una nuova autodichiarazione da parte del contribuente. Questa variazione deve essere comunicata entro 120 giorni, sia in caso di nascita del soggetto che del decesso di uno dei componenti del nucleo familiare. Il carcere non è sempre previsto in queste situazioni, se non laddove le circostanze siano ritenute gravi.
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