Da un’analisi condotta da Il Salvagente è emersa una realtà molto preoccupante: negli alimenti si trovano tracce di farmaci di vario tipo.
La scoperta di residui di farmaci in alcuni cibi ha scatenato ampia polemica ed è “botta e risposta” tra le aziende coinvolte e la rivista per consumatori che si è occupata di divulgare i risultati delle analisi. Come accade spesso, quando si approfondisce sulla qualità dei cibi industriali, si va ad intaccare sulla reputazione e sui guadagni delle aziende, ma troppo spesso ci si dimentica che a farne le spese è la salute pubblica.
Dopo i casi di pesticidi trovati nella frutta e verdura, dopo la scoperta che le spezie che provengono dall’estero sono piene di sostanze nocive, adesso arriva un’altra terribile notizia: nel latte e nei formaggi italiani c’è qualcosa che non va. Ecco cos’hanno scoperto gli esperti e perché dovremmo cominciare seriamente a riflettere su cosa mettiamo nel carrello della spesa.
Noti formaggi “pieni zeppi” di medicinali, ma cosa vendono al supermercato?
L’indagine de Il Salvagente ha riguardato i formaggi grattugiati di varie marche, e ciò che è emerso è davvero inquietante. Sebbene nei limiti di Legge, sono state rilevate tracce di svariati farmaci veterinari. Questi farmaci sono per lo più antibiotici e antinfiammatori, ma uno di questi serve a indurre il parto nelle mucche e a migliorare la fertilità. Oltre a questi medicinali, sono state trovate tracce anche di Aflatossine M1.
La buona notizia, se così pocciamo chiamarla, è che dei 37 marchi di formaggio grattugiato analizzati, 33 sono risultati privi di qualsiasi traccia di sostanza potenzialmente pericolosa. Ma 4 di questi hanno presentato tracce dei farmaci sopra menzionati, anche se nei limiti di Legge. Urge però fare una serie di riflessioni: le medicine sono finite nel formaggio perché somministrate alle mucche da latte, e quindi sono poi passate anche nei prodotti finiti; l’utilizzo di questi farmaci è ampio e serve a contrastare le malattie a cui vanno incontro gli animali tenuti negli allevamenti intensivi, in condizioni disumane. Se gli animali venissero trattati bene, non necessiterebbero di tutti questi farmaci. Le conseguenze della crudeltà verso gli animali finiscono poi nel piatto dei consumatori.
Anche se le tracce delle sostanze sono nei limiti di Legge – tant’è che le aziende menzionate hanno anche avuto da ridire – bisogna riflettere sul fatto che al produttore evidentemente non importa né della salute degli animali né di quella dei consumatori. Un quadro agghiacciante, su cui nessuno interviene, e solamente con una maggiore consapevolezza ci si può difendere da questo tipo di “business” scellerato, almeno fino a quando qualche Autorità non interverrà seriamente.