L’idea di sostituire i voli brevi con i treni ad alta velocità sta guadagnando terreno in Europa come parte di un impegno per ridurre l’inquinamento.
n un contesto europeo dove sempre più paesi stanno cercando di ridurre l’impronta di carbonio del trasporto aereo, l’Italia si trova di fronte a una serie di sfide uniche. Il paese, con la sua complessa geografia, richiede un approccio più sfumato e strategico per affrontare le problematiche legate alle emissioni e alla sostenibilità del settore dei trasporti.
Mentre l’idea di sostituire i voli brevi con i treni ad alta velocità è attraente e potenzialmente vantaggiosa, la sua applicazione pratica in Italia potrebbe risultare meno efficace rispetto ad altri contesti europei.
Uno dei principali studi, condotto dall’ITSM (Iccsai Transport and Sustainable Mobility Center) dell’Università di Bergamo, ha identificato solo 12 rotte interne in Italia che potrebbero essere sostituite efficacemente da collegamenti ferroviari senza un aumento significativo dei tempi di percorrenza. Tra queste rotte figurano collegamenti importanti come Roma Fiumicino-Milano Linate, Milano Malpensa-Napoli e Roma Fiumicino-Genova. Queste rotte rappresentano una minima parte del traffico aereo nazionale e, secondo i dati di Cirium, costituiscono appena il 2,8% dei collegamenti previsti per agosto 2024.
Nonostante l’apparente semplicità della proposta, le implicazioni per l’Italia sono tutt’altro che banali. Da un lato, la riduzione delle emissioni di CO2 derivante dall’eliminazione di questi voli sarebbe piuttosto limitata. Nel 2019, i voli sulle 12 rotte selezionate hanno generato solo l’1,45% delle emissioni di CO2 del trasporto aereo nazionale. L’eventuale soppressione di tali voli potrebbe, quindi, portare a un risparmio di emissioni relativamente esiguo. Inoltre, esiste il rischio concreto che molti passeggeri possano optare per l’auto privata, annullando così qualsiasi beneficio ambientale.
La conformazione geografica dell’Italia presenta ulteriori sfide. Le isole maggiori, come la Sicilia e la Sardegna, rimangono fortemente dipendenti dai collegamenti aerei per la mobilità. Inoltre, l’orografia del territorio italiano, caratterizzata da rilievi montuosi e zone sismiche, rende la costruzione e l’espansione delle linee ferroviarie un’operazione complessa e onerosa. Questo limita fortemente la possibilità di estendere la rete ferroviaria ad alta velocità, soprattutto in alcune regioni meno sviluppate dal punto di vista infrastrutturale.
Dal punto di vista economico, la transizione dai voli brevi ai treni ad alta velocità comporterebbe costi significativi. La costruzione di nuove linee ferroviarie richiede ingenti investimenti e questi sono giustificati solo se il volume di passeggeri è sufficiente a coprire i costi operativi. In caso contrario, le spese di costruzione e manutenzione rischierebbero di superare i benefici economici e ambientali, rendendo il progetto insostenibile.
In aggiunta, la costruzione di nuove linee ferroviarie ha un impatto ambientale significativo in termini di consumo di risorse naturali ed energetiche. Se il traffico ferroviario risultasse insufficiente, i benefici derivanti dalla riduzione dei voli potrebbero essere annullati dall’impatto della costruzione stessa. Pertanto, una pianificazione accurata è essenziale per garantire che i costi non superino i vantaggi, sia economici che ecologici.
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