Grandi cambiamenti per il settore pensioni, andare in anticipo sarà decisamente più facile con nuove modalità e requisiti.
La Corte di Cassazione ha recentemente emesso due sentenze che potrebbero influenzare profondamente le modalità di accesso al pensionamento anticipato in Italia. Queste decisioni aprono nuove strade per i lavoratori desiderosi di ritirarsi prima del tempo previsto e hanno suscitato un dibattito significativo.
Il tutto mettendo in discussione alcune interpretazioni restrittive adottate dall’INPS, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, riguardo alle condizioni per accedere alla pensione anticipata.
Pensione anticipata: come averla subito
Uno degli aspetti principali trattati dalla Corte riguarda l’Ape sociale, una misura che consente a determinate categorie di lavoratori di accedere alla pensione anticipata. Attualmente, per beneficiare dell’Ape sociale, è necessario soddisfare criteri specifici: avere almeno 63,5 anni di età e un minimo di 30 anni di contributi. Tuttavia, ci sono ulteriori requisiti per alcune categorie di lavoratori, come gli invalidi, i caregiver, i lavoratori in attività gravose e i disoccupati. In particolare, i disoccupati devono aver esaurito il diritto alla Naspi, l’indennità di disoccupazione, per accedere a questo beneficio.
La sentenza numero 24950 del 17 settembre 2024 ha portato un’importante novità per i disoccupati. Prima di questa decisione, era necessario aver completato il periodo di indennizzo della Naspi per accedere all’Ape sociale. La nuova interpretazione stabilisce che, pur essendo fondamentale dimostrare lo stato di disoccupazione, non è più obbligatorio aver ricevuto l’indennità di disoccupazione.
Ciò implica che anche coloro che non hanno mai richiesto la Naspi, pur avendone diritto, possono accedere all’Ape sociale, a condizione di aver perso il lavoro involontariamente. Questa interpretazione più inclusiva offre nuove opportunità ai disoccupati, eliminando il vincolo stringente della Naspi e permettendo un accesso più agevole al pensionamento anticipato.
Un’altra sentenza rilevante, la numero 24916 del 17 settembre 2024, ha affrontato la questione dei contributi necessari per accedere alla pensione anticipata. Attualmente, per ritirarsi anticipatamente, gli uomini devono aver accumulato 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne devono averne 41 anni e 10 mesi. Almeno 35 di questi anni devono essere contributi effettivi, escludendo quelli figurativi da Naspi o malattia.
Tuttavia, la Corte ha chiarito che, considerando l’elevato numero di anni richiesti per il pensionamento anticipato secondo la riforma Fornero, anche i contributi figurativi devono essere riconosciuti come validi. Questa decisione rappresenta una sfida all’interpretazione restrittiva dell’INPS, aprendo la strada a un accesso meno rigido alla pensione anticipata.
Le due sentenze della Cassazione creano un precedente giuridico significativo, offrendo nuove possibilità di ricorso per coloro le cui domande di pensione sono state respinte. Sebbene queste decisioni propongano una nuova interpretazione delle normative, non comportano un immediato cambiamento della legislazione vigente. Tuttavia, aprono uno spiraglio per i lavoratori di fare ricorso contro le decisioni negative dell’INPS, citando queste sentenze come base legale.
In attesa di eventuali modifiche legislative che possano chiarire ulteriormente le normative o di una comunicazione ufficiale dall’INPS, i lavoratori possono valutare la possibilità di presentare ricorso in caso di diniego della domanda di pensionamento anticipato. Queste sentenze rappresentano un passo avanti verso una maggiore flessibilità e comprensione delle esigenze dei lavoratori, suggerendo un cambiamento potenziale nel panorama delle pensioni in Italia.