Negli ultimi anni, l’attenzione verso la sicurezza dei materiali utilizzati in cucina è cresciuta notevolmente.
Il rischio non si limita ai mestoli e cucchiai, ma si estende a tutti gli utensili che vengono a contatto diretto con il cibo. In particolare, gli utensili utilizzati per servire o mescolare gli alimenti caldi sono i più pericolosi, poiché il calore può facilitare il rilascio delle sostanze chimiche presenti nella plastica. Di conseguenza, il cibo può diventare un veicolo di esposizione a questi composti nocivi.
Un recente studio condotto dalla Toxic-Free Future, pubblicato sulla rivista scientifica Chemosphere, ha rivelato una verità sconcertante sui mestoli e altri utensili da cucina in plastica nera. Questi strumenti, comuni in molte case per la loro praticità e design elegante, potrebbero nascondere un pericolo invisibile: la presenza di sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute.
Mestoli da cucina: il nuovo studio preoccupa tutti
Lo studio ha analizzato 203 prodotti di uso quotidiano, tra cui contenitori da asporto, giocattoli e utensili da cucina. I risultati sono allarmanti: l’85% dei prodotti testati conteneva ritardanti di fiamma, mentre il 65% presentava una combinazione di diverse classi di queste sostanze chimiche. I ritardanti di fiamma, utilizzati per prevenire incendi nei componenti elettronici, possono essere cancerogeni e influire negativamente su vari sistemi del corpo umano, tra cui quello endocrino e nervoso.
Ma come finiscono questi composti chimici nei nostri utensili da cucina? La risposta risiede nel ciclo di riciclo della plastica. Spesso, la plastica riciclata non viene separata adeguatamente, permettendo ai ritardanti di fiamma di mescolarsi con i materiali destinati alla produzione di oggetti domestici. Questo processo può portare alla contaminazione di utensili di uso quotidiano, come mestoli, cucchiai e spatole nere.
Tra i ritardanti di fiamma identificati dallo studio, spicca il decabromodifeniletere (decaBDE), un composto che, nonostante il divieto dell’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) nel 2021, continua a essere rilevato in prodotti realizzati con plastica riciclata. Questo ritardante appartiene alla classe dei PBDE (eteri difenile polibromurati), vietati già dal 2009 ma ancora presenti in molti materiali.
L’esposizione ai PBDE è stata collegata a un aumento significativo del rischio di cancro. Studi scientifici hanno dimostrato che livelli elevati di queste sostanze nel sangue possono incrementare la probabilità di sviluppare tumori fino al 300%. Il contatto con utensili da cucina contaminati può avvenire facilmente durante la preparazione dei pasti, aumentando il rischio per chi li utilizza.
Questa scoperta solleva una questione cruciale: la necessità di regolamentare più rigorosamente il riciclo della plastica. Attualmente, le normative non garantiscono una separazione adeguata dei materiali contenenti ritardanti di fiamma, rischiando di compromettere la sicurezza dei prodotti finali. Gli esperti sottolineano l’importanza di stabilire standard più rigidi per il riciclo della plastica e di promuovere l’uso di alternative più sicure.
Il problema dei ritardanti di fiamma nei prodotti di plastica nera evidenzia un bisogno urgente di maggiore consapevolezza e azione a livello sia individuale che legislativo. Consumatori e produttori devono collaborare per garantire che gli utensili da cucina siano sicuri e privi di sostanze chimiche pericolose. Solo attraverso una maggiore attenzione e regolamentazione si potranno mitigare i rischi e proteggere la salute pubblica.