C’è un gesto comune a molti che si fa al mattino che fa consumare energia e aumentare i costi della bolletta: di che si tratta?
La mattina appena svegli si è sempre un po’ assonnati e si compiono gesti spesso in modo meccanico e senza pensarci troppo, o forse, proprio per niente. Presi dalle tante attività da fare ci si dimentica di tante piccole cose e capita che neppure si sa che ci sono abitudini sbagliate che sarebbe meglio abbandonare.
Una di queste è certamente lasciare il caricabatterie attaccato alla presa. È uso comune ricaricare il cellulare durante la notte per averlo pienamente carico al mattino. Ma quando lo si stacca dal caricabatterie molto spesso si lascia quest’ultimo inserito nella presa e non si pensa che in realtà è un’azione fonte di consumo energetico.
Il consumo nascosto che si potrebbe evitare
Iniziamo col dire che sì, lasciare un caricabatterie attaccato alla presa anche quando non è collegato a un dispositivo elettronico consuma energia. Questo fenomeno è noto come “consumo fantasma” o “carico di standby”. Il caricabatterie continua ad assorbire una piccola quantità di elettricità, anche se non sta caricando alcun dispositivo. Sebbene il consumo individuale di un singolo caricabatterie sia minimo, l’impatto complessivo può diventare significativo quando si considerano milioni di caricabatterie lasciati continuamente collegati nelle case di tutto il mondo.
Ma quanto consuma esattamente un caricabatterie lasciato attaccato alla presa? Gli studi indicano che un tipico caricabatterie per smartphone in standby consuma circa 0,1-0,5 watt. Sembra poco, ma se moltiplicato per il numero di ore in cui rimane collegato alla presa e per il numero di caricabatterie presenti in una sola abitazione, il consumo può diventare rilevante. Ad esempio, in un anno, questo potrebbe tradursi in diversi kilowattora di energia sprecata per famiglia.
Oltre al problema del consumo energetico, c’è anche la questione dell’usura del caricabatterie stesso. Lasciare un caricabatterie attaccato alla presa per lunghi periodi, anche quando non in uso, potrebbe ridurne la durata nel tempo. I componenti interni del caricabatterie possono deteriorarsi più rapidamente a causa del continuo passaggio di corrente, seppur minimo.
Buone pratiche per ridurre il consumo
La questione del consumo fantasma non riguarda solo i caricabatterie, ma anche molti altri dispositivi elettronici che possediamo. Televisori, computer, console di gioco e persino elettrodomestici come forni a microonde o stereo, spesso rimangono in modalità standby, continuando a consumare energia. Secondo alcune stime, i carichi di standby rappresentano fino al 10% del consumo energetico totale in una casa media.
Considerando questi fattori, diventa chiaro che scollegare i caricabatterie quando non sono in uso rappresenta una buona pratica non solo per ridurre il consumo energetico, ma anche per prolungare la vita dei propri dispositivi. Inoltre, questa semplice azione può contribuire a ridurre le bollette energetiche, offrendo un risparmio economico che, nel lungo termine, può diventare significativo.
Un altro aspetto importante da considerare è l’impatto ambientale. Ridurre il consumo di energia elettrica significa diminuire la domanda di produzione di energia, spesso dipendente da fonti fossili come carbone e gas naturale. Meno energia consumata si traduce in minori emissioni di gas serra e un contributo positivo alla lotta contro il cambiamento climatico.