Sei disoccupato? Adesso puoi anticipare l’accesso alla pensione: la procedura

Nel contesto economico il ricollocamento lavorativo per i lavoratori più anziani può risultare estremamente difficoltoso.

Il sistema previdenziale italiano offre alcune soluzioni che permettono ai disoccupati di accedere in anticipo alla pensione. Queste misure sono pensate per fornire un supporto finanziario a coloro che, nonostante la volontà di continuare a lavorare, trovano complicato reinserirsi nel mercato del lavoro.

Sei disoccupato? Adesso puoi anticipare l’accesso alla pensione
Come andare in pensione prima (ispacnr.it)

Attualmente, esistono principalmente due strumenti che consentono ai disoccupati di anticipare l’accesso alla pensione: Quota 41 e l’Ape Sociale. Entrambe richiedono la cessazione della percezione dell’indennità di disoccupazione Naspi, sebbene recenti sviluppi giuridici potrebbero modificare questa condizione.

Come andare in pensione prima

La Quota 41 rappresenta una delle opzioni di pensionamento anticipato per i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età. Per accedere a questa misura, è necessario aver accumulato almeno 41 anni di contributi. Tuttavia, non è rilevante l’età anagrafica, il che la rende particolarmente accessibile per chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni, avendo accumulato almeno un anno di contributi prima di tale età.

anticipare l’accesso alla pensione: la procedura
Come anticipare l’uscita dal lavoro (ispacnr.it)

Questa opzione è riservata a specifiche categorie, tra cui i disoccupati che hanno beneficiato della Naspi e per i quali l’indennità è cessata da almeno tre mesi. Tuttavia, è importante sottolineare che per accedere a Quota 41, è fondamentale che almeno un contributo settimanale sia stato versato entro il 31 dicembre 1995.

L’Ape Sociale, invece, è un anticipo pensionistico che offre un’indennità sostitutiva fino al raggiungimento dell’età pensionabile di vecchiaia. L’indennità è interamente a carico dello Stato e non comporta penalizzazioni per il beneficiario. Questo strumento è pensato per coloro che hanno almeno 63 anni e 5 mesi, e permette di ricevere un sostegno economico per un massimo di 12 mensilità all’anno, poiché non è prevista la tredicesima.

Per i disoccupati, uno dei requisiti fondamentali per poter accedere all’Ape Sociale è aver concluso la fruizione della Naspi almeno 3 mesi prima della richiesta. Inoltre, nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto di lavoro, il richiedente deve aver avuto almeno 18 mesi di lavoro dipendente e accumulato almeno 30 anni di contributi.

La Naspi, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, è un’indennità di disoccupazione erogata ai lavoratori che hanno perso il lavoro per cause indipendenti dalla loro volontà, come licenziamenti o scadenze di contratti a termine. Per avere diritto alla Naspi, è necessario aver versato almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione.

Fino a poco tempo fa, la percezione della Naspi era un prerequisito imprescindibile per accedere sia a Quota 41 che all’Ape Sociale. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24950 del 17 settembre 2024, ha aperto la possibilità di accedere all’Ape Sociale anche a chi non ha percepito la Naspi. Questa decisione potrebbe portare a una revisione delle normative vigenti, permettendo a più persone di usufruire di queste agevolazioni.

La sentenza della Corte di Cassazione rappresenta un punto di svolta significativo e potrebbe avere ripercussioni importanti sulla gestione delle pensioni anticipate per i disoccupati. Se l’Inps dovesse adeguarsi a questa interpretazione, il numero di potenziali beneficiari di Ape Sociale potrebbe aumentare considerevolmente, portando a una ridefinizione delle politiche di welfare state.

In un contesto di cambiamenti demografici e di mercato del lavoro, l’accesso anticipato alla pensione per i disoccupati rappresenta non solo un sostegno economico ma anche un riconoscimento delle difficoltà incontrate da chi, per età o situazione lavorativa, non riesce a reinserirsi nel tessuto occupazionale. Resta da vedere come queste normative evolveranno e quali saranno le decisioni politiche e amministrative che ne deriveranno.

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