I selfie sono diventati un rituale quotidiano per milioni di persone in tutto il mondo, con un semplice click, possiamo catturare un momento.
Tuttavia, mentre i selfie possono sembrare innocui e divertenti, una crescente quantità di ricerche scientifiche mette in luce gli effetti negativi che questa pratica può avere sulla nostra autopercezione e salute mentale. È fondamentale riflettere su questi aspetti e considerare se davvero vale la pena continuare a immortalare ogni attimo della nostra vita in questo modo.
Uno dei problemi principali legati ai selfie è la distorsione della realtà che avviene attraverso la fotocamera dello smartphone. A differenza di una fotografia scattata da un’altra persona con una macchina fotografica tradizionale, i selfie sono spesso ripresi da un obiettivo grandangolare.
La distorsione della realtà attraverso l’obiettivo
Questo tipo di obiettivo tende a distorcere le proporzioni del nostro viso in modo significativo. Quando ci scattiamo un selfie, la fotocamera è molto vicina al nostro viso, il che può far apparire alcune caratteristiche come il naso o il mento esageratamente grandi, mentre quelle più lontane, come le orecchie, sembrano più piccole.
Questa distorsione prospettica può farci apparire diversi da come ci vediamo nello specchio, creando una frustrazione che, nel lungo termine, può alterare la nostra percezione di noi stessi. La continua esposizione a immagini di noi stessi che non corrispondono alla realtà può portare a un ciclo di insoddisfazione e ricerca di approvazione attraverso ulteriori selfie.
Un altro aspetto preoccupante è l’uso massiccio di filtri e strumenti di editing presenti sui social media. Questi strumenti possono modificare drammaticamente la nostra immagine, rendendo la pelle più liscia, il viso più sottile e gli occhi più grandi. Questa versione “ideale” di noi stessi può diventare un riferimento per molti, specialmente tra i giovani, che iniziano a considerare questa immagine ritoccata come il loro vero aspetto. La dipendenza da queste modifiche può portare a una disconnessione dalla realtà e a una visione distorta del proprio corpo.
La “selfie dysmorphia,” o dismorfia da selfie, è un termine che descrive questo fenomeno. Le persone che ne soffrono non riescono più a distinguere tra la loro immagine reale e quella modificata digitalmente. Questo porta a un’ossessione per il miglioramento dell’aspetto fisico, spingendo alcuni a intraprendere percorsi estremi, come la chirurgia estetica, per cercare di assomigliare all’immagine fittizia che vedono sui social.
Le implicazioni psicologiche legate alla pratica dei selfie sono allarmanti. I disturbi dell’immagine corporea, come la dismorfia corporea, sono tra i più comuni e possono manifestarsi attraverso un’ossessione per imperfezioni reali o percepite. Questo tipo di disturbo è spesso alimentato dalla continua esposizione a modelli di bellezza irrealistici promossi dai social media.
Secondo uno studio dell’Università di Warwick, le persone riescono a distinguere tra immagini reali e modificate solo nel 62% dei casi. Questo dato mette in luce quanto sia facile cadere nella trappola di una bellezza digitale fittizia, alimentando l’idea che la perfezione sia non solo desiderabile, ma anche raggiungibile.
Inoltre, il meccanismo di rinforzo positivo legato ai “like” sui social media gioca un ruolo cruciale. Ogni volta che un post riceve una reazione positiva, il nostro cervello rilascia dopamina, creando un ciclo di dipendenza che ci spinge a pubblicare sempre più foto, spesso ritoccate, nella speranza di ottenere approvazione e convalida esterna.
L’aspetto più preoccupante di questa situazione è che molti giovani, influenzati dalla bellezza digitale e dalla pressione sociale, si rivolgono alla chirurgia estetica per cercare di somigliare di più alle immagini perfette che vedono online. Secondo la American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery, il numero di persone che si sottopongono a interventi di chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto sui selfie è in costante aumento. Questo fenomeno evidenzia un bisogno disperato di conformarsi a standard di bellezza irrealistici, che possono portare a esiti non solo fisici, ma anche psicologici.
In un mondo in cui i selfie dominano la comunicazione visiva e l’autopresentazione, è fondamentale prendere coscienza degli effetti collaterali che questa pratica può avere. La vera bellezza non ha bisogno di filtri o modifiche digitali per essere apprezzata, e la nostra autostima dovrebbe basarsi su criteri più solidi e autentici rispetto all’approvazione ricevuta sui social media.