Un nuovo test ha messo in evidenza la presenza di una sostanza altamente tossica in queste due marche famose di caffè.
Negli ultimi anni, il caffè è diventato non solo una bevanda amata, ma anche un argomento di discussione, soprattutto riguardo ai suoi potenziali rischi per la salute.

Recentemente, un test condotto da Saldo, un mensile dedicato ai consumatori svizzeri, ha messo in luce risultati inquietanti riguardo a marchi di caffè molto noti, come Aldi e Lidl. L’analisi ha esaminato la presenza di sostanze tossiche come acrilammide, ocratossina A, metalli pesanti, e pesticidi, incluso il glifosato, rivelando dati che potrebbero sollevare preoccupazioni tra i consumatori.
Scoperta sostanza altamente tossica in queste due marche di caffè
Il test ha coinvolto sei confezioni di chicchi di caffè per espresso e sei di caffè crema, acquistate nei supermercati svizzeri. I risultati sono contrastanti: sebbene quattro dei prodotti esaminati abbiano ricevuto una valutazione positiva, due di essi, provenienti da Aldi e Lidl, hanno mostrato la presenza di glifosato. Questo pesticida, classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “possibilmente cancerogeno”, ha destato allerta, anche se i livelli trovati erano al di sotto dei limiti legali. Tuttavia, la semplice presenza di una sostanza di questo tipo nei cibi è già di per sé motivo di preoccupazione.
Un altro elemento di preoccupazione è rappresentato dall’acrilammide, una sostanza chimica formata durante la tostatura dei chicchi di caffè. In Svizzera e nell’Unione Europea, il limite massimo consentito per l’acrilammide nei chicchi di caffè tostati è di 400 microgrammi per chilo. Tra i prodotti testati, il Barista Espresso Dark di Tchibo ha mostrato il valore più basso con 114 µg/kg, mentre il Caffè Crema di Mövenpick e altri marchi hanno rilevato livelli molto più alti, vicini ai limiti consentiti. Questi dati sono cruciali, poiché l’esposizione a lungo termine all’acrilammide è stata associata a rischi per la salute, inclusi potenziali effetti cancerogeni.
Il test ha rivelato anche la presenza di metalli pesanti, come il cadmio, nei prodotti Bio Caffè di Migros e in alcune referenze di Lidl, nonostante i valori fossero al di sotto della soglia massima consentita. Tuttavia, anche bassi livelli di metalli pesanti possono accumularsi nel corpo umano, portando a problemi di salute nel lungo termine. Un caso particolare è quello dell’Espresso M-Budget, che ha mostrato una concentrazione di nichel di 2,8 milligrammi per chilo, significativamente superiore alla media di 0,6 mg/kg riscontrata negli altri prodotti analizzati. Il nichel è noto per il suo potenziale tossico e per essere uno dei principali responsabili delle allergie da contatto.

Un aspetto che emerge chiaramente dal test è la mancanza di trasparenza riguardo all’origine dei chicchi di caffè. Marchi come Aldi, Lidl, Migros, Starbucks e Mövenpick non indicano sui loro prodotti i paesi di provenienza. Tuttavia, l’indagine ha rivelato che i chicchi di caffè provengono da una varietà di nazioni, tra cui India, Tanzania, Honduras e Perù. Ad esempio, il caffè biologico di Aldi è una miscela di Arabica e Robusta, mentre l’espresso di Lidl contiene chicchi di Arabica coltivati in diverse regioni del mondo. Questa mancanza di chiarezza sull’origine può influenzare le scelte dei consumatori, sempre più attenti alla qualità e alla sicurezza dei prodotti che acquistano.
I risultati di questo test mettono in evidenza la necessità di una maggiore vigilanza sulla qualità del caffè che consumiamo quotidianamente. I marchi devono essere più trasparenti riguardo alla provenienza dei loro chicchi e lavorare per ridurre i livelli di sostanze tossiche nei loro prodotti. La salute dei consumatori è una priorità e il caffè, una delle bevande più consumate al mondo, non dovrebbe essere un potenziale rischio. La crescente consapevolezza e le richieste da parte dei consumatori possono spingere le aziende a migliorare i loro standard di produzione e a garantire un prodotto finale sicuro e di alta qualità.