Aumenti in bolletta: possibili violazioni. Recenti sanzioni alle compagnie per modifiche contrattuali illegittime. Come tutelarsi
Nel contesto attuale, caratterizzato da una continua volatilità economica e da un incremento dei costi delle materie prime, i cittadini si trovano a dover affrontare un problema sempre più pressante: gli aumenti delle bollette. Non si tratta solo di un fastidio, ma di una questione che potrebbe nascondere pratiche illegali da parte delle compagnie fornitrici di energia. È fondamentale per i consumatori essere informati e saper riconoscere quando un aumento in bolletta è illegittimo, nonché le azioni da intraprendere per tutelarsi.

Negli ultimi anni, il panorama delle forniture energetiche in Italia ha visto un notevole incremento delle lamentele da parte dei consumatori. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha intensificato l’attenzione su tali pratiche, portando a sanzioni nei confronti di diverse società. Queste sanzioni sono state emanate per violazioni del Decreto Aiuti bis, che proibiva modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali fino ad aprile 2023.
Riconoscere gli aumenti illegittimi
Un aspetto cruciale da considerare è che, sebbene le sanzioni siano state emesse, il rimborso delle somme indebitamente addebitate può diventare un processo complesso. Alcune aziende, come Edison, hanno già avviato rimborsi spontanei, mentre altre potrebbero rimanere riluttanti. Questo scenario crea confusione e frustrazione tra i consumatori, i quali si trovano spesso disorientati di fronte a bollette che non sembrano rispecchiare il reale consumo.

Per comprendere se gli aumenti in bolletta siano legali o meno, è necessario focalizzarsi su alcune regole fondamentali che le compagnie fornitrici devono seguire. In particolare:
- Le modifiche contrattuali devono essere comunicate in forma scritta e dettagliata.
- Il preavviso per variazioni automatiche è di 2 mesi.
- Per rinnovi non definiti nel contratto iniziale, il termine di preavviso è di 3 mesi.
- Le comunicazioni devono essere chiaramente indicate nella sezione “Comunicazioni” della bolletta.
È importante che i consumatori siano a conoscenza di queste norme, in modo da poter verificare la legittimità delle modifiche apportate dalle loro compagnie.
Un altro aspetto da considerare è la questione delle pratiche commerciali scorrette. Le aziende non possono fare uso di pubblicità ingannevoli o pratiche aggressive per indurre i consumatori ad accettare condizioni sfavorevoli. Ad esempio, è frequente imbattersi in comunicazioni che minacciano il taglio della fornitura per indurre una rapida accettazione di nuovi termini contrattuali, una pratica che è chiaramente da ritenere scorretta e perseguibile.
Dal 1° gennaio 2025, in vigore nuove normative che modificano ulteriormente la gestione delle bollette. Tra le novità più significative, vi è l’introduzione di un preavviso di 3 mesi per qualsiasi modifica contrattuale, mentre per le diminuzioni delle tariffe il termine sarà ridotto a un mese. Le comunicazioni dovranno essere chiare e non ambigue, al fine di garantire che i consumatori non siano lasciati nell’incertezza. In aggiunta, il periodo per esercitare il diritto di recesso dai contratti conclusi porta a porta è stato esteso da 14 a 30 giorni, dando ai consumatori maggiore tempo per riflettere e decidere.
Se un consumatore sospetta che la propria fornitura stia attuando pratiche illegittime, la prima azione da compiere è inviare un reclamo scritto. Questo deve essere indirizzato ai recapiti ufficiali della compagnia, preferibilmente tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o PEC. Nel reclamo è importante specificare il problema riscontrato, allegando tutte le prove necessarie. Se non si riceve risposta entro 40 giorni o se l’accordo non viene raggiunto, il passo successivo è quello di contattare il servizio di conciliazione di ARERA. Questo passaggio è fondamentale, in quanto rappresenta un passaggio obbligatorio prima di poter intraprendere azioni legali.