La riforma fiscale introduce tre aliquote permanenti Irpef, riducendo l’impatto sul bilancio pubblico di 245,5 milioni
Nel 2025, i lavoratori dipendenti e i pensionati senza redditi aggiuntivi non dovranno più preoccuparsi di versare l’acconto Irpef. Questa significativa novità, introdotta dal decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, guidato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, si inserisce in una riforma fiscale più ampia che mira a semplificare il sistema tributario italiano e garantire maggiore equità nella tassazione dei redditi.

Il provvedimento si propone di correggere il disallineamento normativo emerso tra il decreto legislativo attuativo della delega fiscale (2023) e la Legge di Bilancio 2025. Mentre il primo documento prevedeva una riduzione temporanea delle aliquote Irpef da quattro a tre solo per il 2024, la Legge di Bilancio ha reso questa modifica strutturale, garantendo così una maggiore stabilità e prevedibilità per i contribuenti. L’obiettivo dichiarato è quello di tutelare i contribuenti e assicurare una corretta applicazione della riforma fiscale, come evidenziato dallo stesso viceministro Leo.
Impatto immediato sulle buste paga
La decisione di eliminare l’acconto Irpef per i lavoratori dipendenti e i pensionati avrà un impatto immediato e tangibile sulle loro buste paga. Questa modifica significa che milioni di italiani non subiranno trattenute aggiuntive a fine anno, periodo in cui normalmente si versano gli acconti per l’anno successivo. Per coloro che non hanno redditi aggiuntivi, questo si traduce in una maggiore liquidità, permettendo di gestire meglio le proprie finanze senza l’onere di un pagamento anticipato.

Per comprendere meglio l’effetto di questa misura, consideriamo un esempio pratico. Un lavoratore con un reddito annuo lordo di 30.000 euro, che normalmente avrebbe un’imposta Irpef annuale di circa 5.200 euro, si troverebbe a dover versare un acconto del 40% dell’importo, che corrisponderebbe a circa 2.080 euro, suddivisi in due rate. Con la nuova normativa, invece, questo importo si azzera, liberando risorse preziose per il contribuente.
È importante notare che il beneficio dell’azzeramento dell’acconto Irpef è riservato esclusivamente a coloro che non possiedono altri redditi, come affitti o guadagni da attività autonome. Chi ha fonti di reddito aggiuntive continuerà a dover versare gli acconti Irpef come di consueto, mantenendo così un sistema di tassazione progressiva.
Un altro aspetto cruciale della riforma fiscale è la modifica delle aliquote Irpef, che passano da quattro a tre. Le nuove aliquote sono le seguenti:
- 23% sugli imponibili fino a 28.000 euro lordi;
- 35% sugli imponibili compresi tra 28.000 e 50.000 euro lordi;
- 43% sugli imponibili superiori a 50.000 euro lordi.
Questa semplificazione non solo riduce il numero di aliquote, ma mira anche a garantire una maggiore equità nella distribuzione del carico fiscale. Inoltre, la riforma consente di evitare errori nella predisposizione delle dichiarazioni dei redditi precompilate, che saranno inviate dall’Agenzia delle Entrate nel prossimo futuro.
L’introduzione di questa misura comporta significativi impatti sul bilancio pubblico. Si stima che il mancato incasso dell’acconto Irpef porterà a una diminuzione delle entrate statali pari a 245,5 milioni di euro nel 2025. Questo importo, che non verrà incassato nel 2025, sarà recuperato nel 2026, secondo le disposizioni indicate nel decreto governativo.
Per far fronte ai costi legati a questa misura, il governo prevede di attingere a risorse provenienti dalla riduzione del Fondo del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) per la sistemazione contabile delle partite iscritte al conto sospeso. Inoltre, è previsto un adeguamento del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente, in modo da mantenere il bilancio sotto controllo e garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche.